Mai come questi giorni serve far lavorare la testa senza perdersi in conclusioni facili. Ho…
Consapevolezza – Un termine abusato
Di cosa sto riempiendo le parole?
Le parole sono dei contenitori e dei veicoli. Posso inserirci qualcosa o lasciare che siano vuoti, posso spedirli o posso lasciarli affondare.
La parola consapevolezza ha un significato confuso. Ognuno ci mette dentro quello che gli pare.
Per qualcuno la consapevolezza è un mezzo, per altri è uno scopo.
Mala consapevolezza è uno stato dell’essere sul quale ho (io chi, poi?) poco se non nessun controllo.
Non c’entra con l’essere informati.
Non c’entra con il sapere o il conoscere.
Posso sapere di essere un essere umano, ma posso non esserne consapevole. Posso sapere di essere seduto, ma posso non esserne consapevole. Posso sapere di vivere sul pianeta terra, ma posso non esserne consapevole. Posso sapere che un giorno morirò, ma posso non esserne consapevole. Posso sapere cos’è l’amore ma posso non esserne consapevole. Posso sapere di avere uno scopo ma posso non esserne consapevole.
Posso essere consapevole di stare leggendo queste righe, oppure posso sapere di non essere consapevole mentre le sto leggendo.
La consapevolezza è uno stato che richiede di essere sperimentato e, a partire da quel momento, dal primo momento, in ogni momento – se me ne ricordo – posso ascoltarmi ed accorgermi se sono consapevole oppure no. Se sono abbastanza sincero con me stesso, posso riconoscere di non essere quasi mai consapevole.
Ripeto: essere consapevoli non significa essere informati.
Essere consapevoli richiede di essere immersi nel presente.
Essere consapevoli richiede di potersi accorgere (peccato la lingua italiana sia così povera) di quanto sta accadendo in me ed al di fuori di me. E in quel momento non vi è grande differenza tra dentro e fuori. È un ricordo del presente.
Dicevo che non ho possibilità di controllare la consapevolezza. Sì, così come non ho possibilità di controllare la fame. Se ho fame, ho fame. Se non ce l’ho, non ce l’ho. Tuttavia ci sono delle strade per arrivarvi. Così come ci sono modi per ritrovarsi affamati, ce ne sono per sviluppare la consapevolezza.
Il più grosso errore è qui: in ogni momento ritengo di essere consapevole, lo do per assodato così come do per assodato che vivrò per sempre.
Come dicevo la consapevolezza è uno stato dell’essere: ora, ad esempio, potrei accorgermi che il massimo che posso fare è accorgermi di non essere consapevole.
Quando sono consapevole, non ho bisogno di interrogarmi.
Ne ho la certezza.
La menzogna nasce quando voglio convincermi di essere consapevole anche se non lo sono. La verità è che sono nel buio e voglio fingere di essere nella luce. E così allontano la consapevolezza da me. Ammettere ed accogliere nel presente tutto ciò che c’è in quel momento, in silenzioso ascolto e riserbo, è il primo passo verso la consapevolezza.
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